I Pixies a Torino: un amplesso lungo due ore

Ieri sera alle Officine Grandi Riparazioni di Torino, i Pixies hanno fatto Musica. Quella con M maiuscola. Quella senza la quale tutto quello che abbiamo ascoltato negli ultimi trent’anni forse non sarebbe esistito.

Ieri sera, nella cornice più grunge d’Italia, le OGR di Torino, i Pixies hanno spaccato. Sono saliti sul palco alle 22 in punto. A mezzanotte in punto i riflettori si sono spenti. Una setlist incredibile che ha sfiorato i 40 pezzi. Suonati uno dietro l’altro, senza il minimo di una pausa.

Non ho mai visto un live dei Nirvana. Non ho mai visto un live degli Iron Maiden. Non ho mai visto Mark Knopfler e i Dire Straits. Non ho visto mai neanche i Metallica. Ma ieri sera li ho visti tutti. Ieri sera ho assistito ad un concerto che non è stato solo un concerto. E’ stato dieci concerti insieme.
E il livello è stato così alto da spodestare dal trono quello che per me è sempre stato il live dei live, quello di Bruce Springsteen accompagnato dalla E Street Band, a New York.

Le Officine Grandi Riparazioni di Torino: una location grunge perfetta (Photo Credit: Luigi De Palma for OGR)

Non hanno bisogno di presentazioni i Pixies (e infatti, al contrario di come accade sempre, non si sono presentati) ma ve li presento lo stesso: Joey Santiago alla chitarra, David Lovering alla batteria, Paz Lenchantin al basso (in sostituzione della leggendaria Kim Deal) e poi lui: Black Francis e la sua voce che ha lo stesso effetto di una chitarra elettrica tirata al limite.
Sono loro i quattro extraterrestri della musica che ci hanno sbattuto in faccia senza riverenza due ore di atmosfera visionaria in un continuo di riff ipnotici e hardcore; di giri di basso protratti, incandescenti al punto da farci sentire lo stomaco rotolare; di distorsioni elettriche, impetuose, massicce, potenti.

I 38 brani che ci hanno spettinato ieri sotto il palco dell’OGR di Torino sono tratti sì da Beneath the Eyrie (ultimo album dopo la reunion) ma tanti sono stati i pezzi ripescati dai dischi degli esordi e inseriti in scaletta.

Hanno iniziato al buio e girati di spalle i Pixies a Torino ieri sera; hanno iniziato con Cecilia Ann (cover de The Surftones), con quel suo giro di basso talmente marcato che sembrava cavalcare a vele spiegate le onde di un oceano in tempesta.
Se non conoscete il pezzo e se ieri sera non eravate alle OGR, eccolo:

Con un biglietto da visita che profuma di garage rock ai confini del metal, i Pixies partano per un viaggio che passa attraverso il punk di St. Nazaire e Rock Music, la nevrotica Vamos, e poi per River Euphrates e Isla De Incanto. E non si fermano, non guardano indietro: avessero avuto degli ostacoli davanti a loro, i Pixies li avrebbero ridotti tutti in frantumi senza accorgersene.

É un cavallo che si chiama “30 anni di storia della Musica” quello che ha stravolto le OGR ieri. É un cavallo che nella sua corsa si fa introspettivo ma non si arresta neanche quando passa per la stupenda, attesa, profonda, incazzata Where is my mind?.
Il pubblico va letteralmente in delirio: mani al cielo non per fare video, mani al cielo per impregnarsi meglio di tutto quello che questa canzone rappresenta per una generazione intera. Una generazione che sente di aver perso la propria mente, una generazione abbandonata a sé stessa, che tanto avete le gambe per farcela da soli e le spalle larghe per sopportare tutte le cazzate che noi facciamo mentre voi siete lì a cercare la vostra strada nella vita.

Il viaggio del cavallo Pixies si arresta solo allo scoccare della mezzanotte dopo altri traguardi al cardiopalma: quelli di Hey, di Debaser, di Tame e di No. 13 Baby. Un quarto d’ora di schizofrenia perfetta, studiata, voluta.

Non una parola al pubblico sul palco per le due ore del live e allo stesso tempo i Pixies non potevano farci un discorso più intenso e sentito. Dovremmo essere sfiniti e invece ne vorremmo ancora. E ancora.
Usciamo dagli straordinari spazi delle OGR consapevoli di aver assistito ad un live incredibile e irripetibile.
La storia della musica è passata da Torino ieri sera e noi non saremo più gli stessi.

Ps. Chi ha già letto qualche altro mio live report sa quanta importanza do ai panini con la salamella e alle birre pre-concerto. Se in questo articolo non li ho citati è perché alle 21 i panini delle OGR erano tutti finiti e soprattutto perché dei panini ieri sera non me ne fregava niente.

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